Maioliche Italiane
maioliche italiane
storia maiolica
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storia maiolica
Con la parola maiolica si intende un manufatto prodotto dall’uomo, sin dal suo comparire sulla terra, utilizzando acqua e argilla, lavorata a mano o al tornio, essiccata o cotta, per la formazione di oggetti per uso o per decoro.
E’ parte di una grande famiglia che comprende la terracotta, la terraglia, la porcellana, e tutti i manufatti per la casa, l’edilizia e l’industria: per citarne alcuni i mattoni, le tegole, il vasellame, il gres, gli isolatori sino ai pannelli termici per le navicelle spaziali.
La parola ceramica origina dal greco keramos che significa argilla o, secondo un’altra interpretazione dal greco keras che era il corno di animale, primo oggetto di uso come contenitore di liquidi.
Tutte le civiltà ci hanno lasciato testimonianze interessanti su questi manufatti: gli arabi, gli egizi, gli etruschi, i greci, i romani, sino ai nostri giorni con nomi come Matisse, Picasso, Dalì e i contemporanei.
Noi ci occupiamo della produzione italiana dal Rinascimento sino all’800, anche se la produzione delle antiche civiltà suscita ancora oggi la nostra meraviglia e ammirazione.
Dopo una produzione semi-arcaica sino al ‘300, inizia in Italia nel ‘400 e soprattutto nel ‘500 la realizzazione di manufatti rimasti insuperati per originalità di forme ma soprattutto di decorazione ispirata dai grandi pittori di quel periodo. La parola maiolica sembra derivare dal nome dell’isola di Maiorca che, nel grande commercio con l’Italia alla fine del Medioevo, ci ha portato manufatti spagnoli, soprattutto piatti cosiddetti ispano-moreschi, che hanno favorito una produzione straordinaria rimasta ineguagliata sino a tutto il ‘600.
Faenza è il centro che più ha avuto risonanza in tutta Europa, a tal punto da far chiamare ancora oggi questi prodotti fayence. Non dimentichiamo però che le nostre manifatture sparse in tutta la penisola hanno saputo emergere e difficile sarebbe stabilire una classifica di merito: Urbino, Venezia, Castelli, Deruta, Urbania, Montelupo, Caltagirone, Pesaro, Albissola, tanto per citarne alcune, non sono certo da meno di Faenza. Importanti sono i nomi dei decoratori, veri pittori di grande livello, che nonostante le difficoltà di dipingere su superfici instabili e di conoscere le incertezze dei colori durante la cottura, hanno realizzato opere che sono presenti oggi in quasi tutti i principali musei del mondo: Virgiliotto Calamelli, Francesco Xanto Avelli, Domenico da Venezia, Mastro Giorgio, i Pompei, i Fontana, i Patanazzi, Leonardo Bettisi, i Terchi e tanti altri sono figure scolpite nella storia dell’arte italiana anche se questa si è gloriata di pittori, architetti, scultori e poco di artefici di maioliche.
Non è qui il caso di dilungarsi nel raccontare la storia di questa gloria italiana ben presentata in tante pubblicazioni disponibili sul mercato: noi, da appassionati dilettanti, vorremmo solo attirare l’attenzione dei nostri lettori suscitando il desiderio di conoscere e approfondire le meraviglie di questi manufatti, presentando una piccola serie di opere monotematiche, ben documentate e illustrate.
Risulterà chiaro che ci siamo limitati quasi sempre a opere dal ‘500 al ‘700, quando già la produzione italiana doveva confrontarsi con quella di altre nazioni europee, con iconografie derivate dalla moda di cineserie importate dall’Oriente dalle Compagnie delle Indie e soprattutto dalla invenzione della porcellana fatta in Germania alla metà del ‘700.
La produzione italiana perde l’originalità e l’inventiva sino allora mantenute anche se conserva qualità di disegno e di prodotto, soprattutto nell’oggettistica popolare che continua per tutto il corso dell’800.